Gemello è uno dei rapper storici romani, nato con il Truceklan e con il cult In the Panchine. Recentemente ha prodotto un nuovo album, La Quiete, e ce lo ha raccontato in questa intervista, enfatizzando la sua doppia natura artistica che si esprime sia nella musica che nella pittura.
Da che esigenza artistica nasce La Quiete? Che significato hai dato a questo disco?
Nasce dalla stessa esigenza che mi ha sempre spinto a fare quadri oltre che musica: l’elaborazione di esperienze di vita e di emozioni personali che poi riverso nella mia arte. In questo disco ci sono un po’ di cose accumulate negli ultimi due anni, ma oltre ad essere biografico è anche fatto di sperimentazione e collaborazione con altri musicisti.
In questo disco con quiete non intendo la tranquillità interiore, ma un momento razionale dopo tutto quello che ho passato. Il titolo dell’album è un tributo alla band omonima di Forlì, ma la mia copertina è infiammata per essere in contrapposizione al titolo stesso.
Dato che sei anche un pittore, hai creato anche dei lavori complementari a La Quiete?
Sì, ho sempre palleggiato tra le due cose e c’è la stessa mano, pensiero e stile nella mia musica e nei miei quadri. Sono due parti complementari di me ed entrambe mi hanno portato molte soddisfazioni, nonostante l’immobilità dell’ultimo periodo.

Questo nuovo progetto vede raggruppata gran parte della scena rap romana del momento, come mai hai voluto dargli questa matrice?
Di base questo progetto è nato non essendo troppo ponderato, e questa cosa in particolare è il risultato del mio essere circoscritto in questo spazio, a causa del fatto che non potevo viaggiare molto. Quando uscivo mi ritrovavo principalmente con queste persone di Roma ed è venuto spontaneo collaborarci nel mio disco.
Normalmente (prima della pandemia, ndr) con gli artisti con cui collaboravo spesso ci andavamo a fare dei viaggi insieme in qualche posto sperduto, lì creavamo musica condividendo esperienze dirette di vita.
Come sono nate le collaborazioni del disco con artisti come Mostro e Victor Kwality?
È sempre stato divertente fare cose insieme anche oltre la musica. Victor è un amico e soprattutto mi piace il suo modo di fare musica. Con Mostro ci siamo frequentati più che in altri periodi passati quindi ci sembrava figa questa combo in una traccia insieme e con Victor al ritornello.
Gli altri featuring sono nati sempre così, uscendo con questi artisti, andando a trovarli in studio e intraprendendo un po’ un viaggio insieme, ma non è stato nulla di predefinito.
Dai tuoi testi emerge una tua attitudine quasi poetica, ti definiresti un liricista o un rapper?
Sicuramente mi ritengo una persona molto curiosa e che spazia tra musica, film, libri, ma anche rapporti interpersonali in cui io sono una persona molto terra terra. La mia formazione non è scolastica, faccio quello che mi piace, è ciò che sono io.
Io sono un vulcano, sono sensibile e so ascoltare molto ma ho anche molto da dire. Tutto ciò amplifica la mia creatività e mi porta a esprimere cose che vissuto e non ci sono più o che vorrei vivere.
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Qual è il processo creativo di scrittura delle tue canzoni?
Nascono da me che mi appunto varie cose, vita vissuta ed emozioni che provo o riflessioni. Poi c’è l’interazione con i produttori, vado in studio e ascolto delle basi finché non ne trovo una che mi evoca particolari sensazioni facendo vibrare certe corde del cuore. Allora la ascolto in loop finché non mi inizio a scriverci sopra qualcosa, questo è il mio approccio.
Ad esempio se sento una base più cupa mi viene da scrivere della notte o della pioggia, mentre se ha suoni orientali penso al deserto.
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Oltre al disco sei tornato nell’album di Noyz Narcos in Verano Zombie pt.3 terzo sequel di un cult banger underground iconico. Come hai reagito quando Noyz ti ha comunicato che aveva intenzione di farla?
Tra noi amici le cose nascono sempre spontaneamente. In questo caso l’abbiamo scritta in tre ore nello studio di Sine con Carter e Noyz, tra una sigaretta e l’altra seduti per terra. Ciò rispecchia esattamente come siamo noi, tutto molto naturale e senza impostazioni o pippe mentali.
Il livello poi è venuto da solo, conseguenza della nostra professionalità ma anche del nostro divertimento mentre creiamo. La chiave è che siamo un mix di amici incazzati e competenti.
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Nel panorama rap storico c’è Caneda, un artista milanese dalla doppia identità artistica simile alla tua, anche lui artista visivo. L’hai conosciuto e avete mai avuto modo di confrontarvi?
Caneda lo stimo molto, mi piacciono le cose che fa. Non abbiamo ancora mai avuto occasione di fare qualcosa insieme perché negli ultimi due anni è stato impossibile muoversi come anche fare mostre di quadri oltre che concerti, e ciò ha bloccato un po’ tutto.
Comunque sarebbe figo fare qualcosa insieme, come un quadro a quattro mani o una canzone.
Com’è essere professore e rapper?
Forte. Ho fatto un extra scolastico in cui mi ritrovavo come studenti ragazzi come quelli della Dark Polo Gang, ci stava un sacco di gente di questo ambiente e quando li facevo dipingere con me per loro era figo che ci fosse come insegnate e punto di riferimento una persona che stimavano e che vedevano come molto vicina, per affinità artistiche e musicali.
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Conclusione
Tra i rapper storici della scena romana Gemello dimostra di essere, anche a distanza di più di quindici anni dagli albori, in continuo sviluppo personale, artistico e musicale.
La sperimentazione è un aspetto che lui cura con particolare attenzione e, combinata alla passione, all’introspezione e a un carattere molto alla mano, gli permette di creare progetti artistici di grande ispirazione e significato che possono essere fonte di coinvolgimento emotivo per l’ascoltatore ma anche spunto di riflessione per come leggere alcuni aspetti della propria vita.