Negli ultimi anni l’affiancamento della parola liricista a diversi rapper meritevoli è sempre più frequente, talvolta però in modo inadeguato essendo una definizione che può sfociare facilmente nell’interpretazione più soggettiva.
Si vuole quindi cercare di approfondire l’essenza dell’etichetta liricista, in modo da non abusarne e usarlo con cognizione di causa.
Cosa significa liricista?
[toc] Liricista, significa paroliere e poeta lirico, nel rap sono gli artisti che si focalizzano sulla costruzione dei testi, eccellendo attraverso rime, giochi di parole, ed impregnandoli di significati intimi ed intensi.
Nei dizionari urbani è specificato che liricista è colui che predilige la scrittura rispetto all’improvvisazione. L’abilità lirica è quindi una skill parallela all’esercizio di stile metrico puro e crudo, anche se non è impossibile trovare artisti abili in entrambi come ad esempio Dargen D’Amico.
È implicito che ogni artista possegga un minimo di componente lirica. Jake La Furia ne è un esempio, essendo quanto di più lontano dalla figura del liricista e stereotipo dell’MC da battaglia, punch violente, flow delinquenti, ma autore di due delle vette liriche più alte di tutto il rap italiano, cioè Serpi e Vida Loca.
Il liricista non ricerca assiduamente punch line o metafore ad effetto quanto la comunicazione efficace di uno o più messaggi coerenti nell’interezza della canzone.
Il liricista gioca con le parole nella complessità, sfrutta metafore, doppi sensi, generando un’esperienza d’ascolto analitica, entrando in confidenza con l’ascoltatore attraverso testi comprensibili e empatici, spronandolo a un’apertura mentale.
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Liricista vs conscious e storytelling
Va specificato che liricisita non coincide strettamente con il conscious rap, cioè il rap che affronta i più svariati problemi della società. Anche se queste tematiche rientrano frequentemente nella sfera del liricismo, e molti liricisti come l’ipercritico sociale Caparezza ne fanno il main topic dei propri testi, l’ambito conscious non è l’unico con il quale un liricista può manifestarsi.
Discorso analogo per l’abilità in storytelling, cioè quella di raccontare in una canzone vicende o storie riguardanti l’autore, terzi o personaggi di fantasia, skill che può intuitivamente incrociare quella lirica, ma non la rende esclusiva.
Ma il quid in più dei liricisti proprio come i migliori creativi, letterati, pittori e scultori, è che farcendo di significati espliciti ed impliciti i propri testi, concedono varie interpretazioni in modo che ad ogni ascolto si possano cogliere connessioni ed elementi inediti, permettendo così un dialogo costruttivo tra gli ascoltatori.
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I migliori liricisti italiani
I liricisti sono artisti che fanno perno sulla delicatezza della propria penna, eremiti che si esiliano dalla ricerca di hit e banger, ma che pur non viralizzando in radio e nelle playlist più famose, sedimentano nelle anime dei propri ascoltatori.
Ecco alcuni esempi di rapper italiani liricisti a pieno titolo:
- Marracash
- Guè Pequeno
- Johnny Marsiglia
- Rancore
- Murubutu
- Mezzosangue
- Claver Gold
- Ernia
- Tedua
- En?gma
- Izi
- Nitro
- Axos
Tra i rapper italiani più o meno noti al grande pubblici ci sono comunque altri artisti che rientrano nel microcosmo dei liricisti. Di seguito si approfondiscono in 6 classi, alcune tipiche variegature liriche.
Leggende di strada
Marracash è entrato nell’olimpo dei liricisti italiani con il suo omonimo album d’esordio, scolpendo alcuni dei migliori testi di sempre, come Bastavano le Briciole, Estate in Città, Chiedi alla Polvere, Trappole, La via di Carlito, La mia prigione. Abitudine che non ha perso nei progetti seguenti, regalando altre perle rare come Sabbie Mobili, Il nostro tempo e L’Albatro insieme a Dargen D’Amico e Rancore.
Anche il mentore Guè Pequeno, nonostante sia più noto per le cafonate d’impatto, ha marchiato il territorio dei liricisti, continuando a farlo di soppiatto tra una ignorantata e l’altra. Il Blues del Perdente, Fuori Orario, la title track Vero, La Malaeducazione ed Io Non Ho Paura sono alcuni degli episodi più lirici e profondi del Guepek eclissati purtroppo da quelli più popolari ed accessibili.
Luchè per aprire i propri testi a un pubblico più ampio abbandonò l’esclusività delle liriche in dialetto napoletano. Sforzo che nel 2012 gli richiese notevole resilienza dalle accuse di tradimento degli ascoltatori di vecchia data, questi ossessivamente affezionati al dialetto partenopeo e al trascorso nei Co’Sang. Quelle accuse album dopo album sono state demolite da alcuni gioielli del liricisimo più verace ed urbano come Bisogno di Me, Lieto Fine, o Andrò Via da Qui.
Guè, Marra e Luchè sono una tripletta di narratori dalla strada per la strada. Tre penne dall’inchiostro dorato che hanno da sempre descritto con estrema minuzia e sensibilità i più svariati punti di vista metropolitani, da quelli più periferici a quelli più agiati.
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Classici immortali
L’hip hop nasce in una dimensione di collettività, condivisione, confronto e (ri)significazione. E’ naturale che gli antenati del rap italiano, tutt’oggi sopravvissuti alle seguenti ere e wave, siano stati dei liricisti innati promotori del famoso “messaggio”. Kaos One con Cose Preziose, Le 2 Metà, o la più recente 1971, Bassi Maestro con Foto di Gruppo, Giorni Matti o Cosa Resterà, i Colle Der Fomento con Capo di Me Stesso o la recentissima Polvere, hanno da sempre tenuta alta l’asticella del liricismo con tracce dai feels intramontabili, che nonostante gli anni ad ogni play provocano ancora una pelle d’oca istantanea.
Poeti ermetici
Ci sono liricisti più ermetici, come ad esempio Murubutu e Mezzosangue, entrambi del timbro vocale amaro, non badano particolarmente alla fluidità del flow, ai ritornelli e all’omogeneità musicale delle canzoni, ma quasi esclusivamente al testo.
Altri dei due migliori MCs dai testi fitti ed intrisi di riflessioni sono Claver Gold e Rancore. Quest’ultimo nella recente edizione del Festival di Sanremo è ha dimostrato, con Argentovivo a fianco di Daniele Silvestri, ad una platea popolare la propria dote lirica e soprattutto la sensibilità riguardo a una tematica delicata come quella dello sviluppo adolescenziale.
Anche En?gma è uno dei liricisti dal citazionismo più ricercato e disparato, avvolgendo i propri testi in una misticità che permette all’ascoltatore di astrarre l’immaginario proposto. Segue Lanz Khan altro MC dal timbro acre e dai testi sempre folti di riferimenti storici, letterali e pittorici.
Croce e delizia questa formula imperniata sui contenuti più culturali, sbilancia la lancetta artistica di tali autori verso il polo poetico, soddisfacendo una massiccia nicchia di orecchie sofisticamente esigenti.
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Amareggiati
Vi sono dei liricisti che si dedicano con ardore all’esperienza sentimentale. Cuori infranti, ricordi, gioie e drammi amorosi sono gli oggetti più ricorrenti che permettono una sincronia emotiva tra il vissuto dell’artista e quello dell’ascoltatore. Il malinconico esistenzialismo di Ghemon, la nostalgica insoddisfazione di Mecna, la tenera autoironia di Dutch Nazari, il delicatissimo sarcasmo sociale di Willie Peyote o la costante ricerca dell’infelicità di Blue Virus sono le tonalità liriche dall’accento più romantico ed amaro, facendo infatuare, disperare ma anche consolare l’ascoltatore.
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Rapper liricisti di nuova generazione
Nonostante l’ondata trap e di musica contenutistica superficiale, il talento e l’esigenza lirica di evacuare la propria vita nei testi si è tramandata di generazione in generazione. Lo “street of consciousness” di Tedua ritrovabile in Mowgli, la filosofica consapevolezza di Izi esplosa in Aletheia, il pulsante malessere di Axos onnipresente da Mitridate ad Anima Mea, la romantica e cantautorale introspezione di Ernia consacrata in 68, sono alcune delle sfumature liriche più rigogliose offerte oggi dal rap italiano.
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Il migliore
Il liricista completo dovrebbe fare del contenuto dei testi il proprio cavallo di battaglia senza trascurare le componenti più musicali e stilistiche con cui veicolarlo. Johnny Marsiglia è il liricista completo in ogni aspetto, chirurgico nei testi ma anche accorto alla scorrevolezza delle parole grazie a un linguaggio immediato e snello, ai flow intraprendenti, alle linee melodiche e alla delivery complessiva delle proprie tracce.
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Playlist Spotify sui liricisti: non ci siamo
Tornando ai fraintendimenti della parola liricista, Spotify Italia sembra essere inciampato in questa trappola terminologica. Di recente la sezione italiana della piattaforma streaming ha creato la playlist italiana “Liricisti” dedicata per l’appunto agli autori e ai testi più coscienziosi. Vi si trovano però delle tracce che sembrano degli easter eggs senza alcun elemento lirico, come Rotten di Nitro, King del Rap di Marracash, La Soluzione ed Il Rap nel Mio Paese di Fibra, Hola di Clementino e Clash Freestyle di Ensi. Quest’ultimo è l’episodio più fuori luogo di tutta la playlist, considerando che freestyle in una selecta di liricisti è un ossimoro.
Conclusioni
Per concludere, tutti gli artisti possiedono un minimo di dote lirica, che può anche sbocciare in strofe e canzoni eclatanti, ma questo non permette la definizione di liricista. Titolo che invece va attribuito con parsimonia e premura solo se il talento lirico dell’artista è costante nel percorso musicale, ricorrente nelle strofe e non costituito da picchi occasionali.
Il liricista racconta storie, senza appesantire, facendole ascoltare ogni volta come fossero la prima. Il liricista dà voce a chi non può parlare, valorizza sprazzi di banalità e routine, mette in discussione ed empatizza con l’ascoltatore.
Il liricista è quello che rende una parola un sorriso, una barra una pacca sulla spalla, una strofa un abbraccio, e una canzone una carezza al cuore.