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Interviste

Il vero Trauma degli Psicologi è la crescita

Il vero Trauma degli Psicologi è la crescita

Gli Psicologi, ossia il duo composto da Drast (Marco De Cesaris) e Lil Kvneki (Alessio Aresu) hanno da poco pubblicato il loro secondo album ufficiale TRAUMA.

Per l’occasione abbiamo fatto due chiacchiere su quello che hanno significato per loro gli ultimi anni, che hanno portato alla genesi di questo disco. Uno spaccato adolescenziale della società, il punto di vista di una generazione che spesso viene poco considerato ed altrettanto spesso bistrattato e schernito.

Come state?

Stiamo a Milano, stiamo tutti forti, è la nostra città preferita storicamente, stiamo girando, stiamo facendo cose con il sorriso stampato in faccia perché è la nostra città preferita, siamo molto felici di essere qua perché ci piace molto l’ambiente lavorativo qua.

Ovviamente è tutto retorico diciamo.

Chi sono le persone nella copertina del disco e come stanno?

Allora, le persone della copertina del disco sono i nostri amici di sempre, metà sono di Napoli e metà di Roma e stanno tutti abbastanza inguaiati ma bene, non hanno vite come vorrebbero ma stanno bene alla fine. Stanno tutti cercando di costruirsi un futuro.

Intervista per il nuovo album degli Psicologi

In questo disco, a proposito di traumi adolescenziali, si parla di tanti fattori: ad esempio la società italiana che viene criticata, le medicine, il rapporto tra amici, amanti e anche genitori; qual è secondo voi la principale causa di disagio nella vostra generazione?

Credo che la principale causa sia la non comunicazione con lo Stato, il non avere aiuti e tante altre mille cose.

Forse non ce n’è una principale, forse è semplicemente un insieme di cose che rendono tutto più grande, basta partire dalle basi socio-culturali del nostro Paese per capire quanto sia allo sbaraglio la nostra generazione.

Però allo stesso tempo ricordarsi un po’ di storia, ricordarsi perché il nostro Paese è così. La nostra generazione è la prima che ha voglia di combattere per queste tematiche, per tutte le cose brutte.

Siamo contenti di far parte delle pecore nere.

Come affrontate i momenti più negativi?

Eh difficile, la questione è che purtroppo la guerra, la pandemia sono macro-temi che hanno molte sfaccettature e oltre che colpire noi direttamente, colpiscono il mondo che ci sta intorno.

Chiaramente l’inizio di una guerra subito dopo un periodo del genere è veramente l’ultima cosa che un essere umano sperava accadesse.

Sembra di vivere in modalità survival, che devi superare uno step e combattere col mostro finale, bisogna stringere i denti sperando che arrivi un attimo di luce, un attimo di Colore, come la nostra canzone!

Come è nato questo pezzo?

Volevamo trasmettere la voglia di ballare, fare festa, stare tutti insieme, divertirsi.

Gli obiettivi erano due: fare un pezzo prepotente con tonalità che ci piacciono e anche sicuramente provare a fare qualcosa di presa bene dal punto di vista della night life che tanto ci piace, volevamo raccontarla e far prendere bene chi ascolta il disco.

Chi l’ascolta capisce che anche noi ci prendiamo bene, che esiste un altro lato della bilancia.

Andare a perdersi in una serata è una cosa che puoi fare per divertirti, ma anche per distruggerti.

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Un altro brano che abbiamo apprezzato è Tutto bene, in cui è presente l’opposizione tra il fatto di parlare dei problemi che vivete e nel ritornello invece dite che comunque alla fine va tutto bene. Quanto è nocivo non dare il giusto peso alle proprie angosce?

Beh diciamo che il tutto bene è retorico perché non va niente bene, anzi il mondo ti crolla addosso ma non puoi farci niente. Per quanto riguarda il lato di non dare il giusto peso a ciò che accade, credo sia una rovina della nostra generazione, anzi in generale dell’essere umano, del modo che per anni è stato inculcato negli esseri umani. Sento che è sempre una questione di rappresentare i tuoi problemi più grandi dei miei.

Siete un punto di riferimento per una generazione che sta crescendo, praticamente un manifesto adolescenziale. Questa definizione vi sta stretta o vi sta bene?

Diciamo che non siamo noi ad essere portatori di qualcosa, siamo semplicemente ragazzi che raccontano ciò che gli succede, provando a farlo con più onestà possibile. Non ci mettiamo mai su un piano diverso rispetto alle altre persone.

Però sicuramente il nostro obiettivo non è rappresentare qualcuno perché non ne siamo in grado. Diciamo sempre che se riusciamo a essere portavoce di qualcuno è importante che non ce ne rendiamo conto perché così continuiamo a fare le cose con massima onestà.

Se pensassimo di essere portavoce di qualcosa mentre facciamo le canzoni, ci faremmo influenzare da questa cosa.

Nel disco sono presenti due ospiti: Franco e Ariete, come sono nati i brani con loro e sono effettivamente gli unici featuring giusti per raccontare i vostri traumi?

Allora, Franco e Arianna sono due collaborazioni vicine a noi perché volevamo fare qualcosa insieme da un sacco e sono artisti che stimiamo molto, sono grandi ispirazioni tutt’ora.

Franchino è sempre stato un punto di riferimento per noi e stavamo aspettando di avere la traccia con l’argomento giusto e adatto alla sua poetica, una canzone in cui potesse veramente tirare fuori qualcosa di bello, veramente una bellissima cosa.

Con Arianna è nato in maniera spontanea, eravamo in studio, è nato in modo naturale, è nata come se fossi con un amico a giocare alla PlayStation e devi scegliere la squadra a FIFA, più o meno quello.

Per il tour siete emozionati? Avete grandi aspettative? C’è una data che aspettate particolarmente?

Per il tour siamo emozionati sicuramente, non c’è molta realizzazione, dopo due anni di conferme abbattute poco dopo non siamo più tanto confidenti, però allo stesso tempo c’è tanta ansia per date come quella di Roma che stiamo rimandando da due anni.

Ci hanno detto a quanti biglietti stiamo e ci sembra difficile che sia così insomma, quindi parecchia angoscia. Tra l’altro se vuoi venire ti aspettiamo bro.

Ultima domanda, quanto siete cresciuti fino ad oggi?

Credo che proprio il titolo del disco Trauma sia correlato a questo. Il trauma vero e proprio è la crescita, non in senso saggistico che non vogliamo crescere tipo sindrome di Peter Pan, ma dal punto di vista che ogni evento traumatico può scatenare delle conseguenze positive o negative.

Questo disco è la fotografia della crescita delle persone che abbiamo intorno che porta a commettere azioni giuste o sbagliate che compromettono la propria vita, è tipo guarda come siamo finiti adesso a 21 anni. Il disco spiega quanto siamo cresciuti.

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