Il producer Kang Brulèe ha pubblicato un EP dal titolo Motion per Origami Series, una sub-label della berlinese Fides Records. Il progetto di 4 tracce, stampato in vinile in edizione limitata e subito andato sold out, ti offrirà prospettive inedite e nuovi modi di concepire la musica elettronica grazie al mix di influenze presenti e alle peculiarità del suono dell’artista.
Se pensi a Kang Brulèe, molto probabilmente lo stai già accostando alle produzioni di successo per artisti come Gemitaiz, Madman e Priestess. Tutto corretto. Oggi però voglio presentarti un lato inedito del produttore pugliese, per certi versi già accennato nel suo precedente album Leit Motiv in collaborazione con il fidato collega Polezsky, fatto di musica elettronica sperimentale, addentrandoci in un universo di sonorità non convenzionali e per questo molto interessanti.
Lo scambio avuto è stato prezioso ed edificante, e sono sicuro lo sarà anche per te che sei incuriosito e desideroso di esplorare nuovi mondi sonori. Seguimi!
Sebbene Motion sia coerente con il tuo percorso artistico e rifletta bene la tua personalità nel contesto che rappresenta, come lo presenteresti e come inviteresti all’ascolto chi ti associa alle produzioni per artisti rap?
Mi piace conservare un approccio di ricerca curiosa verso il suono, cosa che mi permette di trovare ispirazione da più fonti possibili. Trovo essenziale poter sperimentare attraverso il linguaggio musicale e tradurre ciò che faccio in diverse possibili declinazioni. L’EP nasce dalla forte esigenza di raccogliere e creare un percorso che collega alcuni brani elettronici che ho prodotto nei mesi scorsi.
Nel tuo background citi i suoni provenienti dall’America Latina, l’indie rock britannico e la scena elettronica UK. Quali parti di te pensi di aver riversato in questo progetto?
In Motion è molto presente la componente elettronica di matrice UK e Leftfield, rispetto ad altri lavori precedenti dove invece era ibridata con influenze provenienti dalla scena club sudamericana.
Ma ci sono state reference di ascolti e/o esperienze che ti hanno suggerito o guidato durante la produzione?
Durante i mesi della creazione di questo EP ho ascoltato tantissima musica di artisti provenienti dal Regno Unito, Leon Vynehall e gli Overmono, giusto per citarne un paio.
È stato sicuramente di forte ispirazione anche e soprattutto il continuo muoversi tra Puglia, Torino e Milano, infatti questo stato di moto perenne mi ha dato poi l’input per chiamare il mio EP Motion
Rispetto ad Hackney, dove forse grazie a quella bassline funky e all’intreccio dei suoni potrebbe rappresentare la traccia manifesto del tuo sound, le altre tre hanno un groove più deciso che le fa un po’ avvicinare a quel genere di Electronica inglese sperimentale dei primi ’90. C’è un motivo preciso riguardo la scelta del singolo e anche dell’inserimento di Closer e D Sharp nella versione digitale?
Hackney è stata la prima traccia alla quale ho lavorato. La prima versione embrionale risale a marzo 2021 e come spesso succede, ha subito innumerevoli rework prima di giungere ad una versione matura che mi soddisfacesse a pieno.
Ho trovato giusto scegliere Hackney come singolo proprio per il forte legame che ho con questo brano e anche perchè lo percepisco come il giusto collegamento tra le mie release precedenti e il sound delle successive tracce dell’EP. Il progetto nasce come prima release in vinile della sub-label Origami Series di Z.I.P.P.O e abbiamo scelto di inserire Closer e D Sharp nel formato digitale perchè il vinile fisico poteva ospitare una traccia per lato, lato A e lato B, che appunto abbiamo ritenuto più opportuno riservare ad Hackney e Joy.
A proposito, ricordo che Z.I.P.P.O era stato già presente nella traccia Analogico Digitale contenuta nell’EP Leit Motiv prodotto insieme a Polezsky. Che rapporto avete e che significato ha uscire con la prima release della sua nuova sub-label?
Conosco Giuseppe da diversi anni ormai, veniamo da due paesi in Puglia che distano una manciata di km l’uno dall’altro. C’è forte stima reciproca per il proprio percorso artistico ed è stato stupendo poter lavorare assieme in passato ad Analogico Digitale e rinnovare la nostra collaborazione in questo nuovo progetto. Penso che abbia un gusto musicale straordinario, sia lato Music Production che nel Djing. Proprio alla luce dell’esperienza a Berlino in cui abbiamo lavorato assieme ho pensato che lui sarebbe stato la persona perfetta con cui lavorare al nuovo EP.
Sono molto felice che Motion sia finalmente fuori e il fatto che sia la prima release della sua nuova label è un valore aggiunto incredibile.
Tornando alla produzione: dovessimo riprendere il nostro format Setup, e quindi scendere un po’ nel tecnico riguardo alla produzione dell’EP, come hai lavorato? So che hai un ottimo rapporto con le macchine analogiche, ad esempio…
Ho lavorato a queste tracce in modo molto libero e istintivo. Ho buttato giù tante idee nel corso del tempo e alla fine ho sviluppato quelle in cui il nucleo portante era già ben presente e forte. Usare anche synth analogici può sicuramente arricchire la palette sonora, anche in funzione di ciò che si vuole rappresentare. Ho usato molto il synth modulare Moog Mother 32, ho registrato diverse take e provato ad estrarlo dal suo contesto tradizionale dandogli una forma diversa con vari effetti, sia virtuali che con pedali per chitarra.
Subisco molto il fascino delle macchine analogiche ma sono resto pragmatico nella produzione, scelgo un suono in base alla funzionalità che può avere nel brano. Si possono creare suoni incredibili e melodie efficaci anche con VST basici, basta sapere ciò che si vuole e come ottenerlo.
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Rispetto a questo genere di produzioni, quelle per altri artisti rap sono state più un fatto di esigenza personale perchè magari è difficile essere considerati in Italia facendo questo tipo di elettronica? Oppure lo vedi più come un esperimento?
In realtà mi piace immaginare il lavoro che svolgo come un mezzo di espressione, che può essere messo al servizio di un artista cercando di mettere in pratica la sua idea e insieme renderla canzone, oppure può essere tradotto, appunto, in un EP con un’intenzione più dichiaratamente elettronica. Penso anche che i tempi siano abbastanza maturi in Italia, il sound elettronico sta permeando molto nel pop e nell’urban, penso al lavoro incredibile svolto da Mace, Dardust, Frenetik&Orange, Fugazza e Suorcristona (giusto per nominarne un paio) che ha avvicinato molto il gusto elettronico e UK al grande pubblico, ed è una cosa che apprezzo molto.
E a proposito del nostro paese, cosa ci manca davvero per avvicinarci a capitali dell’elettronica come Berlino o Londra? Talento dei produttori, club, pubblico, cultura, spazi, istituzioni o c’è altro? Penso magari ad esempi positivi con progetti culturali che ci provano come Clubintown di cui sei stato ospite, che ha anche una funzione di valorizzazione del territorio…
Da un punto di vista artistico credo che il gap tra l’Italia e le capitali dell’elettronica si sia appianato notevolmente, ci sono realtà italiane sia nell’underground che nel mainstream che spaccano e che riesco ad immaginare tranquillamente su un palco europeo come il Sonar o il Primavera Festival.
Ciò in cui riscontro particolarmente disparità è il sostegno da parte delle istituzioni che in Italia non percepiscono ancora la Club Culture e in generale l’industria musicale come meritevoli di attenzioni.
La release è stata stampata in edizione limitata e super curata, un vero feticcio per gli amanti del supporto fisico. Anche questo è un po’ in qualche modo parte del processo creativo?
Vedere la propria musica stampata su vinile è una sensazione impagabile, e credo sia in qualche modo vero che dia un valore aggiunto alla musica rendendola concreta, tangibile. Questo EP è in tutti i sensi un’opera artigianale, partendo dall’approccio selettivo nella creazione della musica fino ad arrivare alla realizzazione di ogni singolo Origami che racchiude ciascun disco. Il fatto che la tiratura sia limitata lo impreziosisce e lo rende speciale, e per via di questa unicità crea una connessione tra ascoltatore e artista, ma anche tra gli ascoltatori stessi che diventano parte di una community.
E parlando di vinili, di Motion e del progetto Origami Series, so che è stato tutto presentato giovedì 23/03 da Serendeepity, luogo culto per il diggin’ milanese. Che sensazioni hai avuto?
Già, è stato incredibile essere ospitati da un’istituzione come Serendeepity ed essere circondato da amici e colleghi e ricevere così tanti feedback positivi e belle energie, spero che si possa ripetere in futuro!
Conclusioni
Kang Brulèe è un artista raro in italia. La sua predisposizione per le produzioni più pop, unita allo stesso tempo alla tecnica e all’approccio agli strumenti e al suo interesse e abilità nel riversare le sue idee verso microcosmi elettronici di nicchia fanno sì che sia uno dei pochi casi in Italia con un altissimo potenziale e margine di crescita. Il futuro (lo) attende.