I

Interviste

Lil Kvneki sta Crescendo, dagli Psicologi al suo primo disco solista

Lil Kvneki ha pubblicato il suo primo disco da solista, dal titolo "Crescendo". Composto da 10 tracce e 3 featuring, Drast, Franco126 e Villabanks, questo progetto segna il passaggio ad una maturità musicale che ha permesso all'artista di sperimentare nuovi generi calandosi nell'alternative rock dopo essersi fatto conoscere nel duo Psicologi.

Lil Kvneki sta Crescendo, dagli Psicologi al suo primo disco solista

Crescendo è il titolo del primo album solista del giovanissimo artista Lil Kvneki, che dopo essersi fatto conoscere attraverso il duo Psicologi ha deciso di dedicarsi ad un progetto unicamente e interamente a suo nome nel quale ha sperimentato un nuovo genere, l’indie rock.

Abbiamo fatto una chiacchierata densa e curiosa, in cui mi ha raccontato com’è nato questo nuovo disco, quali sono state le sue fonti di ispirazione e le difficoltà che ha incontrato durante tutto questo percorso.

Gli aggettivi che meglio racchiudono l’essenza di Crescendo sono spontaneo, profondo e leggero. Perché è riuscito a rendere la sostanza (profonda) in una forma lieve all’animo di chi ascolta (leggera).
Buona lettura!

Come nasce questo tuo primo progetto solista Crescendo? Che significato ha per te?

Questo è il mio primo disco da solista, non avevo mai fatto un disco solo mio e nasce tutto grazie a Valerio Bulla e tutti gli altri ragazzi che hanno collaborato in questo progetto – tutti musicisti tipo Franz (Francesco Aprili), Matteo Domenichelli, Fabio Grande, Bart (Giuseppe Bartolini)- quindi la forza di questo progetto è che ci siano musicisti bravi che si sono accollati la situazione. Poi non so se hai sentito nel disco la batteria, dà proprio una bella mano, si sente tantissimo.

Cosa vorresti che il pubblico percepisse di te ascoltando questo progetto?

Che mi piace un botto fare musica! Spero che la prima cosa che si percepisce è che abbiamo dato tanto spazio agli strumenti. Poi di me spero che la voce un po’ acidella sia digeribile. 

In questo disco hai fatto un salto, lasciando andare il rap con cui sei nato e abbracciando nuovi generi tra il garage rock e il pop punk. Quali sono le ispirazioni che ti hanno portato a questo switch di sonorità?

A me è sempre piaciuto sentire tutto, tutt’ora ascolto il rap però ho sempre ascoltato tutti i generi. L’indie rock l’ho approfondito bene negli ultimi due anni, l’ho conosciuto già prima di quando siamo entrati in questa scena, ma provare a cantarlo in quel modo non l’avevo ancora mai fatto. 

Ho approfondito band come i The Strokes e i The Libertines, e loro cantano un po’ sbiascicato come anche quando senti le canzoni di Casablancas non si comprende benissimo il testo, si mangia le parole e questa cosa ce l’ho un po’ in comune.

Leggi anche: Intervista a Franco126 – Cambiare per essere sé stessi

E come si è evoluto nel tempo il tuo rapporto con questo genere musicale?

Sento che adesso riesco a esporre in questo specifico modo le mie esperienze e pensieri.
Il rap è un genere che amo moltissimo, ma sono sempre stato influenzato da molti generi. Basti pensare che con Psicologi non facevamo soltanto rap. E poi comunque il rap lo lascio a chi in sto periodo lo sa fare molto meglio di me. 

In questo tuo cambiamento musicale sei anche passato dal rappare al cantare. Com’è stato approcciarsi al canto a questo punto del tuo percorso?

Ho iniziato a studiare canto due anni fa. Pure rappare è difficile farlo bene in realtà, ma se la persona ha tantissima voglia di esprimersi in questo modo è giusto che si butti a farlo. Alle prime lezioni di canto mi vergognavo un casino, tipo a fare i vocalizzi, all’inizio avevo un po’ di sfiducia verso me stesso (ride). 

Riconosco che ho avuto un insegnante di canto con cui mi sono trovato molto bene, questo è un aspetto importante.

Potrebbe interessarti: I migliori liricisti italiani

American Boyfriends. Ti accompagnano in questo progetto, puoi dirci qualcosa su di loro e com’è nata la vostra collaborazione?

È nato tutto con Valerio Bulla che ha accolto la causa subito, è stato super gentile. Gli portavo dei provini sui Type Beats di m**** con la voce distorta, andavano molto capiti i miei provini e lui li ha capiti subito. Gli è piaciuta l’intenzione e quindi abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Tutto è nato da Acido che è un brano con gli Psicologi prodotto da Valerio, da lì siamo partiti in tour con gli Psicologi e l’estate abbiamo iniziato a stare appresso questo progetto. Due degli altri musicisti che fanno parte degli American Boyfriends -cioè Franz e Matteo- li ho conosciuti jammando. A un certo punto abbiamo fatto una jam, quindi tutto freestyle, e tre pezzi del disco sono di quella jam: Crescendo, Se Vuoi e Silenzio. La intro del disco è stata fatta tutta in jam facendo freestyle, poi l’abbiamo ripresa e ricostruita per riadattarla, piano piano lavorando con la tranquillità necessaria.

Franz e Matteo dopo quella jam hanno iniziato a venire in studio e a registrare le parti di batterie, di basso. Poi già avevo pensato a Bart quindi è venuto da sé perché avevo già detto a Valerio che mi sarebbe piaciuto avere Bart nel progetto. Poi siamo pure partiti una settimana a Fermo in uno studio in campagna a registrare tutte le basi per bene. 

Leggi anche: Tutto sulla Jam Session

Che importanza e significato ha allontanarsi per registrare?

Il concetto di uscire per registrare è fondamentale per me. Io è come se immagazzinassi tutto quello che ho vissuto nella città per poi andarlo a scrivere altrove, in un posto più tranquillo dove le idee le posso iniziare a raggruppare dopo aver accumulato tutte le informazioni ed esperienze. Penso che per la maggior parte di noi, che scrive di fatti quotidiani, uscire dalla propria città e quotidianità – piena di gente che ti bombarda di input – è un modo per distanziarsi e tranquillizzarsi ed esporre al meglio le proprie questioni dopo averle metabolizzate. 

La direzione grafica e creativa di questo progetto è tutta a nome Valerio Bulla. Come vi siete trovati a lavorare insieme? L’espressione delle tue esigenze creative è facilmente tramutata in arte da parte di un’altra persona?

Per me è stata una grandissima fortuna lavorare con Valerio, sapendo che la sua visione è quella di una persona che sta in questo genere da tantissimo tempo. Io sono fan anche del suo gruppo post punk, di tutta la roba che ha fatto con i Cani e pure delle robe grafiche che fa. Questo già prima di conoscerlo, quindi dopo averlo conosciuto sapevo di stare con una persona a cui potevo affidarmi al 100%. Si tratta anche di una questione di purezza, nel dire ho questo progetto musicale, so benissimo che la tua visione è di una persona che oltre a rappresentarlo al 100% è di una persona che prende a cuore la mia causa.

È bello che tutti quanti hanno iniziato a prendere a cuore il mio progetto. Anche Fabio Grande è un American Boyfriends (anche se magari non verrà a suonare con noi), l’abbiamo conosciuto in studio e proponeva di aggiungere parti di chitarra e di synth senza che gli chiedessi nulla, quando tornavamo ci diceva di aver fatto un accordo chiedendo se ci piacesse.

Per approfondire la direzione creativa leggi anche: Intervista ad Anzj

Di questo tuo esordio da solista sono molto interessanti anche i featuring, Franco e Drast oltre alla collaborazione già uscita con Villabanks. Come è stato approcciare con ognuno di loro nella dimensione sonora che volevi dare al disco?

È stato bellissimo perché tutti loro tre, siccome li conosco da un po’, si sono accollati di entrare nel progetto con la visione musicale del progetto. Franchino entra in un pezzo che secondo me è già nelle sue corde – perché è un genere che secondo me lui potrebbe fare benissimo- ma che non ha già sperimentato tanto. Stessa cosa Banks e Drast, tutti e tre con tre generi diversi.

Il disco è indie rock ma per le reference dei brani, come per quello con Franco, ci siamo basati su un concetto più stile The Cure, invece Marco (Drast) attacca con una citazione dei The Smiths e con Banks invece era una questione più strokesiana. Tutti e tre sono gruppi che si sono ascoltati molto anche loro, quindi se la sono accollata anche indipendentemente dal loro viaggio musicale

E che iter creativo hai seguito con ognuno? 

È stato tutto molto naturale. L’obiettivo del disco è avere una sincerità nella tranquillità. Loro sanno benissimo che sono un mesto (gergo romano) e con me c’è il concetto di fare musica – e nient’altro. 

Quindi è uscito tutto in modo spontaneo. Con Franchino e Pietro Di Dionisio abbiamo lavorato benissimo, sono due persone diverse dal nostro nucleo di gruppo ma collegate perché Pietro e Bulla si conoscono da tantissimi anni, quindi beccarsi in studio per loro è una cosa semplice, normale e si prendono bene a fare musica insieme, viene tutto in modo simpatico.

Per esempio c’era una versione della canzone con Franchino in cui Pietro faceva i cori, oppure con Banks lo special di Domani è venuto in modo super naturale. Prima lo special era solo strumentale, poi lui se n’è uscito preso bene dicendo No qua ci dobbiamo dire qualcosa di simile, un incoraggiamento ma preso ammale, perché in effetti c’è una grande componente di presa a male in quel brano, e così abbiamo fatto.

Come cambieranno i live con questo nuovo progetto e con la presenza degli American Boyfriends sul palco? 

Un obiettivo di questo disco è che suonasse tutto live. Per adesso sto provando da solo, tra poco iniziamo con la band ma abbiamo già le idee ben chiare in testa su come rendere live il disco. Siccome Crescendo è tutto suonato e l’intenzione di voce è sincera non c’è molto autotune -c’è del melodyne sì- ma la questione è una voce distorta (la mia) con una band che suona molto bene, quindi sono gasatissimo per fare i live.

A Marzo parte il tour, una cosa molto tranquilla, Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze e Roncade. Un tour nella tranquillità e nella presa a bene di suonare, pure se vengono 10 persone l’importante è stare tutti insieme a suonare.

Ti è mai capitato di non sentirti libero nell’espressione di te o nella tua musica? 

Quella paura ce l’ho sempre ma è blanda. Ce l’hai per ricordarti che quando ti metti a scrivere il testo devi saper scrivere, è una paura che hai nella testa per metterti alla prova. Già aver fatto un disco del genere è proprio per cercare di esprimermi meglio.

Con ciò che sto facendo adesso e con questo tipo di musica riesco a essere libero di esprimermi. Poi io sono super fan del cantautorato italiano. Piero Ciampi è un mio artista di riferimento, è fondamentale per come si esprime per me. Parla di temi come il non essere compreso, del silenzio, di rapporti non andati bene.. però lo fa in un modo veritiero, con onestà, perché molte persone -soprattutto nella musica pop- parlano molto di queste cose in realtà, ma è come lo facessero un po’ travestiti e il messaggio non viene trasmesso il maniera così diretta.

Per me è più importante stare bene con me stesso che salire sul palco. 

Conclusioni

Sincerità. Questa è la parola, e concetto, che è stata più ricorrente in questa intervista. Alessio, in arte Lil Kvneki, ha messo tutto sé stesso in questo disco e l’ha fatto con estrema sincerità, ossia trasparenza e naturalezza nell’aprire con piena consapevolezza la sua sfera intima al pubblico, attraverso la musica. Sincerità sta anche nel modo in cui ha reso l’espressione di sé nell’arte, scegliendo di ascoltarsi e seguire la tensione verso la sperimentazione di un nuovo genere, l’alternative rock, che è sempre stato parte integrante della sua vita ma che, al suo pubblico, ancora non aveva mostrato in maniera così chiara, diretta e sincera. E per tanta sincerità è richiesto tanto coraggio, che ad Alessio non manca affatto.

Altri articoli per approfondire

Conviene sponsorizzare un brano nelle playlist Spo...
Argomenti:
A cura di Giuseppe Tavera

Conviene sponsorizzare un brano nelle playlist Spo...

Ho pagato pagine Instagram e siti di settore per inserire un mio brano nelle loro playlist. Il ritorno di investimento sarà stato all’altezza? A te...

Continua a leggere
Un’intervista per conoscere tutte le facce d...
Argomenti:
A cura di Margherita Rotelli

Un’intervista per conoscere tutte le facce d...

Sick Luke, conosciuto come uno dei padri fondatori della musica trap italiana, è anche uno dei più giovani e certificati producer d’Italia. Oggi S...

Continua a leggere
Cosa deve avere il disco di un producer per funzio...
Argomenti:
A cura di Giuseppe Tavera

Cosa deve avere il disco di un producer per funzio...

Quali sono gli aspetti fondamentali che deve avere un producer album per convincere? Ne ho individuato alcuni. Leggi e dimmi se sei d’accordo.

Continua a leggere

Contattaci per maggiori informazioni

Compila il form in ogni sua parte, specificando soprattutto l'oggetto della tua richiesta, per entrare subito in contatto con noi.

Promozione musicale