Marta Daddato è una giovanissima rapper di Roma, classe 2002. E a soli 17 anni ha già firmato un contratto con la major. Ha dei numeri pazzeschi su Tik Tok, Instagram, video su YouTube e streaming su Spotify.
Ho avuto l’occasione di fare una piccola chiacchierata insieme a lei, partendo proprio da Tik Tok, il social network che io non comprendo ancora ma dove lei va fortissimo con oltre un milione di follower.
Andando oltre la mia splendida figura da boomer, ho cercato di capire meglio il suo background umano e musicale e mettendola alla prova con un paio di domande più spinose sul suo ruolo di artista (e) donna nel rap italiano.
Prima di iniziare: chi è Marta Daddato? (biografia, età, video e contatti)
Spiegami un po’ questo Tik Tok perché io proprio non lo capisco…
Guarda, io ho iniziato prima di Tik Tok, quando ancora si chiamava Musical.ly. Poi, appunto, ha cambiato nome. Si fanno solo video, con la tua voce o con canzoni, durano da un minimo di 15 secondi al massimo 1 minuto. Funziona meglio di Instagram per i video perché con Tik Tok puoi essere più creativo e comunicativo.
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Singoli, video e un botto visualizzazioni ad appena 17 anni. Cosa c’è nel background musicale di Marta Daddato?
Principalmente seguo Salmo, Dani Faiv, Massimo Pericolo e Lazza. Loro sono i miei punti di riferimento principali. Li ascolto per i testi, il loro modo di scrivere. Io ho però il mio modo di pormi e di esprimermi. Mi vedi che sono una ragazza dal viso carino, bionda, occhi azzurri ma quando scrivo sono più cazzuta. Esce fuori tutta la rabbia che ho dentro.
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Come ti sei avvicinata alla musica e al rap?
Frequentavo la scuola media, è stato un periodo un periodo un po’ complicato per la separazione dei miei genitori, avevo anche poche amicizie, uscivo raramente. Vivevo con mia mamma che passava molto tempo fuori per lavoro e con mia sorella, più grande, non avevo un buon rapporto. Avevo bisogno di sfogarmi, di dire qualcosa a qualcuno e ho trovato quel qualcuno nella scrittura. E poi ho portato tutto sul beat.
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Come stai passando, allora, questo ultimo periodo: sei più dedita alla scrittura o a film e serie TV su Netflix?
Ti dirò la verità, non sono tipa che sta in fissa con le serie TV. L’unica che ho visto è stata La Casa Di Carta, l’ho vista in due giorni, mi è piaciuta tantissimo. Poi mi sono dedicata completamente alla musica. Avendo un piccolo studio in casa ho preferito fare musica. Anche perché c’era un contratto a cui pensare…
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Secondo te cosa ha rallentato l’emancipazione delle donne nel rap italiano, in passato?
Sicuramente la mentalità chiusa. Sì, è vero, è nato come un genere maschile e forse per noi è stato più difficile perché non si sapeva bene da che punto iniziare. È normale che gli stessi testi di un artista uomo, la donna non li regge allo stesso modo. La donna deve trovare il proprio modo di scrivere, di porsi, il proprio linguaggio. Il genere si può e si deve evolvere nel tempo. Il problema è la mentalità, è quella a dover cambiare prima.
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Negli ultimi tempi artisti come Achille Lauro e Sfera Ebbasta sono stati accusati dai media come responsabili di promuovere condotte come utilizzo di droghe, misoginia e criminalità ed essere quindi cattivi riferimenti per gli adolescenti. Tu che sei sia artista che adolescente, senti delle responsabilità nei confronti di chi ti ascolta?
Sento della responsabilità perché mi seguono tanti ragazzi della mia età e anche più giovani, non voglio essere per loro un cattivo esempio. Artisti come Sfera Ebbasta o Achille Lauro parlano del loro vissuto, io parlo del mio da adolescente. Hanno parlato di droga e di altre situazioni perché si sono trovati in certe situazioni, in prima persona.
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So che stai lavorando al disco. Oggi che si vive di singoli e playlist, con che idea si lavora ad un album?
C’è chi può permettersi di stampare il disco e lo fa perché ha i numeri. Dovessi farlo io adesso non so se farei le copie fisiche, per quanto mi piaccia molto come idea. Ho la casa piena di dischi, che è un po’ old school. Adesso è tutto online, si parla solo di streaming, si parla più di disco d’oro e disco di platino (come certificazioni) che di disco in sé e per sé.
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Bordello e Queen sono entrambi prodotti da Skywalker, con un sound techno house. Proseguirete su questa wave?
Io mi trovo molto a mio agio su questo tipo di sound, la trap sta un po’ stancando e vorrei innovare più possibile la mia musica. Skywalker continua a produrre, io continuo a scrivere. Ora abbiamo trovato il giusto feeling e io scrivo con più facilità. Penso che continueremo così e faremo bene.
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Conclusioni
Questa era la mia intervista a Marta Daddato, fuori con il nuovo singolo Bordello. Penso e spero di essere riuscito con qualche domanda a darti più input possibili per conoscerla e dare un ascolto alla sua musica. Ha tutto da dimostrare, vero, ma è altrettanto vero che il suo percorso nella musica è appena iniziato. Ora serve solo darle tempo e dare spazio alla musica, oltre il semplice Tik Tok. Vediamo allora cosa ci riserva Marta per le prossime uscite.